Avviare un’attività in Italia comporta alcune decisioni fondamentali, e una delle più importanti riguarda la scelta del regime fiscale. Ogni regime prevede specifiche regole in termini di tassazione, contabilità e obblighi verso lo Stato, e conoscerli in anticipo ti permette di partire con il piede giusto.
In questa guida troverai una panoramica chiara e aggiornata dei principali regimi fiscali italiani, con un focus particolare su come funzionano per chi vende online. L’obiettivo è aiutarti a capire quale formula si adatta meglio alla tua idea di business, in base al tipo di attività, alle tue aspettative di guadagno e alla tua disponibilità di tempo e risorse. Se sei all’inizio, non preoccuparti: partiamo dalle basi.
Cosa sono i regimi fiscali e perché sono importanti
Il regime fiscale è l’insieme delle regole che determinano come un’attività deve comportarsi nei confronti del Fisco. Influisce su molti aspetti operativi del business: dalla quantità di tasse da pagare alla frequenza degli adempimenti burocratici, fino alla modalità di tenuta della contabilità.
Quando apri una Partita IVA in Italia, devi scegliere a quale regime fiscale aderire. Questa scelta iniziale non è definitiva, ma condiziona il modo in cui gestirai il tuo lavoro: più il regime è semplificato, meno burocrazia avrai, ma con possibili limiti in termini di deduzioni e opportunità di crescita. Al contrario, un regime più strutturato ti permette maggiori margini di manovra, ma richiede anche più tempo, più competenze o un maggiore supporto professionale.
Scegliere il regime sbagliato può portarti a pagare più tasse del necessario o sommergerti di obblighi che rallentano lo sviluppo del tuo progetto. Al contrario, una scelta consapevole può alleggerire la gestione quotidiana della tua attività e permetterti di pianificare meglio investimenti e crescita. Ecco perché è fondamentale conoscere le differenze tra i regimi fiscali e capire quale si adatta davvero alle tue esigenze, specialmente se lavori nel commercio elettronico.
I principali regimi fiscali in Italia
In Italia esistono diversi regimi fiscali tra cui puoi scegliere in base alla tipologia della tua impresa, al volume d’affari e alla struttura dei costi.
Di seguito, ecco una panoramica dei tre regimi più comuni: forfettario, ordinario e semplificato.
Regime forfettario
Il regime forfettario è attualmente uno dei più utilizzati in Italia da chi avvia una nuova attività in proprio, soprattutto tra liberi professionisti, freelance e microimprese. Si tratta di un regime agevolato introdotto per semplificare gli adempimenti fiscali e contabili delle partite IVA individuali con fatturati contenuti.
Il forfettario prevede una tassazione fissa, detta imposta sostitutiva, pari al 15%. Per i primi cinque anni di attività, l’aliquota può essere ridotta al 5%, a condizione che siano rispettati alcuni requisiti:
- Non aver svolto attività simili nei tre anni precedenti: il o la contribuente non deve aver esercitato, nei tre anni precedenti l’apertura della Partita IVA, attività d’impresa, artistica o professionale, nemmeno in forma associata o familiare.
- L’attività non deve essere una prosecuzione: il lavoro avviato non può rappresentare una mera continuazione di un’attività svolta in precedenza come dipendente o autonomo, salvo il caso di praticantato obbligatorio per l’accesso a una professione.
- Subentro in un’attività preesistente: se si rileva o si prosegue un’attività già esistente, questa deve aver generato, nell’anno precedente, ricavi o compensi inferiori al limite previsto per accedere al regime forfettario (85.000 €).
A differenza di altri regimi, non è previsto il pagamento separato di IRPEF, addizionali e IRAP: l’aliquota unica sostituisce queste imposte. Il reddito imponibile non viene calcolato sulla base delle spese effettivamente sostenute, ma applicando un coefficiente di redditività (stabilito in base al codice ATECO dell’attività) al fatturato annuo.
Dal 1° gennaio 2024, anche i contribuenti in regime forfettario sono obbligati alla fatturazione elettronica, a prescindere dall’importo dei ricavi o dal tipo di cliente.
Requisiti di accesso
Per aderire al regime forfettario occorre:
- avere un fatturato annuo non superiore a 85.000 €
- non aver sostenuto spese per personale dipendente o collaboratori superiori a 20.000 € lordi
- non aver percepito redditi da lavoro dipendente o pensione superiori a 35.000 € (se cumulati con il reddito d’impresa)
- non partecipare a società di persone o Srl che svolgono attività economiche riconducibili alla propria
- non essere residenti all’estero (salvo eccezioni per i residenti in Paesi UE o SEE che producono almeno il 75% del reddito in Italia)
Vantaggi
- adempimenti contabili ridotti (niente IVA, niente ritenute d’acconto)
- dichiarazione dei redditi semplificata
- imposta sostitutiva agevolata
- possibilità di dedicare più tempo all’attività e meno alla burocrazia
Svantaggi
- non è possibile detrarre le spese reali, quindi può risultare penalizzante per chi ha molti costi da sostenere
- non si può recuperare l’IVA sugli acquisti
- alcuni clienti potrebbero preferire collaborazioni con soggetti in grado di emettere fattura con ritenuta
Per chi è adatto
Il regime forfettario è indicato per chi:
- è all’inizio della propria attività imprenditoriale
- lavora da solo/a e con costi contenuti
- ha un business digitale o di servizi, con margini elevati e poche spese
- vuole un sistema fiscale semplice da gestire, anche senza commercialista
Regime ordinario
Il regime ordinario è il più articolato tra i regimi fiscali italiani ed è previsto per le imprese di dimensioni medio-grandi, oppure per chi, anche come ditta individuale o libero professionista, decide di adottarlo volontariamente. È obbligatorio per le società di capitali (ad esempio se decidi di aprire una Srl) e per chi supera le soglie massime previste per i regimi forfettario e semplificato.
Nel regime ordinario si applicano le imposte IRPEF (o IRES per le società), addizionali comunali e regionali, IRAP, IVA e contributi INPS. Il reddito imponibile si determina sulla base della contabilità ordinaria, considerando i ricavi e i costi effettivi, con obbligo di redigere il bilancio e di tenere libri contabili come il libro giornale, il libro degli inventari e i registri IVA.
Obblighi contabili e fiscali
- Registrazione cronologica di tutte le operazioni
- Redazione del bilancio annuale per le società
- Obbligo di dichiarazione IVA periodica, dichiarazione dei redditi, studi di settore (o ISA)
- Possibilità di detrarre costi e ammortamenti secondo regole specifiche
Vantaggi
- Massima trasparenza nella gestione contabile
- Maggiore possibilità di accedere a finanziamenti alle imprese o bandi pubblici
- Deduzione completa dei costi e delle spese, anche complesse
- Nessun limite di fatturato
Svantaggi
- È il regime più complesso da gestire: richiede l’intervento di un commercialista e un’attenta organizzazione amministrativa
- Costi di gestione più elevati
- Maggiore esposizione a controlli fiscali e obblighi formali
Per chi è adatto
Il regime ordinario è consigliato a:
- società di capitali o imprese con struttura complessa
- attività con alti volumi di fatturato e costi da dedurre
- chi ha l’obiettivo di crescere rapidamente o di operare con grandi clienti, pubbliche amministrazioni o all’estero
Regime semplificato
Il regime semplificato è una forma intermedia tra il forfettario e l’ordinario. È pensato per imprese individuali e lavoratori autonomi che superano i limiti previsti per il forfettario ma non hanno ancora una struttura tale da richiedere la contabilità ordinaria. Offre alcune semplificazioni nella gestione amministrativa, pur mantenendo l’obbligo di registrare costi e ricavi.
Nel regime semplificato si applicano le imposte ordinarie (IRPEF, addizionali, IVA, IRAP) calcolate sulla base del reddito effettivo, ovvero la differenza tra ricavi e costi deducibili. È necessario emettere fatture con IVA e tenere registri contabili semplificati, come il registro delle fatture emesse, degli acquisti e dei corrispettivi.
Limiti di accessoIl regime semplificato si applica automaticamente a chi:
- supera la soglia degli 85.000 € di ricavi prevista per il forfettario, ma rimane sotto i 500.000 € per prestazioni di servizi, o 800.000 € per cessioni di beni
- non rientra nelle condizioni per accedere o rimanere nel regime forfettario
- non è obbligato al regime ordinario per specifiche normative o scelta volontaria
Vantaggi
- Possibilità di dedurre i costi effettivi sostenuti per l’attività (acquisti, utenze, spese di trasferta, ecc.)
- Accesso al regime IVA, con la possibilità di detrarre l’IVA sugli acquisti
- Meno complesso rispetto alla contabilità ordinaria
Svantaggi
- Maggiore carico burocratico rispetto al forfettario
- Obbligo di conservazione dei documenti contabili e registrazione delle operazioni
- Necessità di un supporto contabile, specie se l’attività comporta molte transazioni
Per chi è adattoIl regime semplificato è una buona soluzione per:
- chi ha superato i limiti del forfettario
- attività con costi rilevanti da dedurre (ad esempio acquisto merci, forniture, consulenze)
- chi desidera maggiore controllo sulla gestione fiscale, pur evitando la complessità dell’ordinario
Per riassumere:
Caratteristica | Regime Forfettario | Regime Semplificato | Regime Ordinario |
---|---|---|---|
Fatturato annuo massimo | 85.000 € | 500.000 € (servizi) / 800.000 € (beni) | Nessun limite |
IVA | Non applicata | Applicata, con registri e liquidazioni periodiche | Applicata, con gestione completa e dichiarazione annuale |
Contabilità | Semplificata, senza deduzione dei costi reali | Registri IVA e contabilità più strutturata | Contabilità ordinaria, bilancio, libro giornale |
Aliquota imposta | 15% o 5% (start-up) su reddito forfettario | Aliquote IRPEF progressive | Aliquote IRPEF o IRES, con deduzioni e detrazioni complete |
Obblighi fiscali | Fattura elettronica, gestione minimale | Fattura elettronica, registrazioni contabili, liquidazioni IVA | Fattura elettronica, bilancio, dichiarazioni complesse |
A chi è adatto | Freelance, artigiani, piccoli ecommerce | Professionisti o commercianti con attività in crescita | Società o imprese strutturate |
Come scegliere il regime fiscale più adatto
- Volume d’affari previsto
- Tipo di attività svolta (codice ATECO)
- Struttura dei costi
- Orientamento alla crescita
- Semplicità di gestione
- Esigenza di fatturare ad aziende o PA
Non esiste un regime fiscale migliore in assoluto. La scelta dipende da vari fattori, che vanno valutati con attenzione prima di aprire la Partita IVA o quando si è in fase di crescita e cambiamento. Se scegli un regime troppo complesso potresti trovarti a sostenere costi e adempimenti eccessivi rispetto al volume della tua attività. Se, al contrario, scegli un regime troppo semplice, potresti rinunciare a deduzioni fiscali utili o a strategie di sviluppo più strutturate.
Ecco i principali criteri che dovresti prendere in considerazione.
Volume d’affari previsto
Il fatturato è uno dei principali elementi che determina l’accesso ai vari regimi. Se pensi di restare sotto la soglia degli 85.000 € annui, il regime forfettario può essere un buon punto di partenza. Se prevedi di superarla o hai già commesse rilevanti, potresti dover valutare il passaggio al semplificato o al regime ordinario.
Tipo di attività svolta (codice ATECO)
Alcune attività hanno coefficienti di redditività più favorevoli nel forfettario, altre meno. Il codice ATECO determina anche l’aliquota INPS da versare, la gestione previdenziale e, in alcuni casi, vincoli normativi. Verifica sempre le specificità fiscali e previdenziali legate al tuo codice.
Struttura dei costi
Se prevedi di sostenere molti costi per merci, attrezzature, fornitori o collaboratori, un regime che permette la deduzione dei costi reali (come il semplificato o l’ordinario) potrebbe essere più conveniente. Il regime forfettario, invece, non consente di dedurre spese effettive, quindi rischia di risultare svantaggioso in presenza di spese elevate.
Orientamento alla crescita
Hai in mente un’attività stabile, magari come seconda entrata, oppure vuoi scalare rapidamente? Se miri a crescere in modo significativo, potresti aver bisogno di un regime più flessibile come l’ordinario, che ti permette di assumere, investire e dedurre spese importanti.
Semplicità di gestione
Se vuoi gestire la tua attività in autonomia o con un supporto minimo da parte di un commercialista, il regime forfettario è la soluzione più leggera. Al contrario, semplificato e ordinario richiedono obblighi contabili più articolati e l’aiuto di un o una professionista, ma offrono anche più strumenti di controllo e ottimizzazione.
Esigenza di fatturare ad aziende o Pubblica Amministrazione
Alcuni clienti (soprattutto pubbliche amministrazioni o grandi imprese) potrebbero preferire collaborazioni con soggetti che operano in ordinario o che emettono fatture con ritenuta. Considera anche questo aspetto nella tua scelta.
Suggerimento: confrontati con un commercialista con esperienza in attività ecommerce: potrà aiutarti a valutare lo scenario più adatto in base al tuo modello di business, ai margini, ai costi previsti e alle prospettive di sviluppo.
Regimi fiscali e ecommerce: cosa sapere
Gestire un’attività di ecommerce in Italia comporta alcuni obblighi fiscali specifici, che variano anche in base al regime fiscale scelto. È importante conoscerli fin dall’inizio per non incorrere in sanzioni o imprecisioni che potrebbero rallentare il tuo business.
Ecommerce e IVA: cosa cambia in base al regime fiscale
In generale, il commercio elettronico può essere svolto sia in forma diretta (vendita di prodotti digitali scaricabili) sia indiretta (vendita di beni fisici spediti alla clientela). Ai fini fiscali, questa distinzione ha conseguenze soprattutto per quanto riguarda l’IVA sulle vendite ecommerce e gli obblighi di fatturazione.
Nel regime forfettario, la gestione dell’ecommerce è semplificata: non devi applicare l’IVA in fattura, ma hai comunque l’obbligo di fatturazione elettronica ed è fondamentale conservare la documentazione delle vendite, anche se avvengono tramite marketplace.
Chi opera in regime semplificato o ordinario, invece, oltre alla fatturazione elettronica è soggetto agli adempimenti IVA, alle liquidazioni periodiche e alla dichiarazione IVA annuale. In questi casi è anche necessario prestare attenzione alle vendite verso clienti esteri: per esempio, le vendite B2C verso consumatori europei sono soggette alla disciplina OSS (One Stop Shop), che permette di dichiarare l’IVA in un unico Stato membro per tutte le transazioni nell’Unione Europea.
Il codice ATECO per chi vende online
La corretta scelta del codice ATECO è essenziale per avviare un ecommerce. I più comuni per la vendita online sono:
- 47.91.10 (commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto via Internet)
- 47.91.99 (altro commercio al dettaglio al di fuori di negozi, banchi o mercati).
La scelta del codice ATECO non è solo una formalità: incide sul coefficiente di redditività in caso di regime forfettario, determina la gestione previdenziale (ad esempio, se INPS Gestione Commercianti o Gestione Separata) e può influenzare l’accesso a bandi, finanziamenti o agevolazioni.
Iscrizioni obbligatorie e Partita IVA
Infine, anche se vendi da casa o gestisci un piccolo shop online, se l’attività non è occasionale, ma continuativa e organizzata, hai comunque l’obbligo di:
- aprire una Partita IVA
- iscriverti alla Camera di Commercio e al Registro delle Imprese
- registrarti presso l’INPS come lavoratore autonomo
In sintesi: l’ecommerce è perfettamente compatibile con tutti i regimi fiscali italiani, ma ogni formula comporta adempimenti diversi. Scegliere quella giusta ti permette di gestire il tuo shop online in modo sereno, senza imprevisti e con la giusta pianificazione fiscale.
Costi e adempimenti nei diversi regimi fiscali
Uno degli aspetti più rilevanti nella scelta del regime fiscale riguarda i costi e gli obblighi che ne derivano. A seconda della formula adottata, cambiano le spese da sostenere per la gestione della Partita IVA, il carico burocratico e la complessità degli adempimenti contabili.
Costi fissi annuali
Nel regime forfettario, i costi fissi sono generalmente contenuti. Non ci sono registri IVA da compilare, né liquidazioni periodiche, quindi l’obbligo si limita all’invio della fattura via SDI e puoi gestire l’attività con l’aiuto di strumenti digitali o consulenze online low-cost. La spesa media annua per un commercialista può andare dai 300 ai 700 €, ma alcuni scelgono anche la gestione autonoma. Tuttavia, se lavori con clienti esteri, marketplace o desideri pianificare strategie fiscali più complesse, un supporto professionale può fare la differenza anche in questo regime.
Nel regime semplificato, invece, i costi salgono: l’emissione della fattura elettronica si inserisce in un sistema contabile più articolato che prevede anche registrazione e conservazione IVA, liquidazioni trimestrali/mensili e conservazione delle scritture contabili. Qui il supporto di un professionista è quasi imprescindibile, con costi che variano tra i 1.000 e i 2.500 € l’anno, a seconda della complessità dell’attività.
Nel regime ordinario, si aggiunge la redazione del bilancio, l’archiviazione completa delle scritture contabili e una maggiore mole di dichiarazioni fiscali. L’IVA deve essere gestita in modo puntuale, così come le imposte dirette e i contributi. I costi annui partono solitamente da circa 2.000 €, ma per attività strutturate o con dipendenti possono superare facilmente i 3.500-4.000 €.
Non dimenticare di considerare anche i costi accessori: marca da bollo sulle fatture esenti IVA, eventuali spese per l’iscrizione alla Camera di Commercio, software di fatturazione, sistemi di pagamento elettronico e servizi online per la gestione fiscale. Visita il Shopify App Store per integrare i principali strumenti di gestione e contabilità nel tuo ecommerce.
Obblighi contabili a confronto
Chi è in regime forfettario deve dotarsi di un software per la fatturazione elettronica per numerare e conservare le fatture. Ha inoltre l’obbligo di tenere traccia delle entrate e pagare le imposte in base al reddito calcolato con il coefficiente di redditività. Non si deducono costi effettivi, né si applica l’IVA.
Il regime semplificato richiede in più la registrazione cronologica delle fatture emesse, degli acquisti e dei corrispettivi. Sono necessarie le liquidazioni IVA e, pur senza obbligo di bilancio, serve una gestione contabile ordinata e continuativa.
Nel regime ordinario, gli obblighi si amplificano: è necessario redigere il libro giornale, gli inventari, il bilancio d’esercizio (per le società), tenere tutti i registri IVA, effettuare riconciliazioni bancarie e monitorare costantemente la situazione contabile.
Contributi previdenziali per tipo di attività
I titolari di Partita IVA sono tenuti a versare contributi previdenziali, ma la gestione varia in base al tipo di attività e dal regime scelto. Chi svolge un’attività professionale senza cassa (ad esempio i freelance e i consulenti in forfettario) versa di norma alla Gestione Separata INPS, con un’aliquota del 26,07% (2024), calcolata solo sul reddito dichiarato.
Chi svolge attività commerciale, come l’ecommerce, deve iscriversi alla Gestione Commercianti INPS: in questo caso, si versano contributi fissi annuali (oltre 4.000 €), anche in assenza di reddito, più una percentuale sul reddito eccedente. Questi contributi si pagano a prescindere dal regime fiscale scelto, ma la modalità di calcolo e la gestione degli acconti possono variare.
Per chi opera in ordinario o ha dipendenti, i costi previdenziali aumentano, e in certi casi (come per le società) si affiancano a versamenti per casse professionali, fondi pensione integrativi e altre obbligazioni.
In conclusione, la scelta del regime fiscale non riguarda solo le imposte da pagare, ma anche il tempo e le risorse necessarie per adempiere agli obblighi. Valutare con attenzione questi aspetti ti permette di fare una scelta sostenibile nel lungo periodo.
Cambiare regime fiscale: quando e come farlo
Anche se la scelta del regime fiscale avviene al momento dell’apertura della Partita IVA, non è definitiva. Con il tempo, la tua attività può cambiare: potresti crescere, cambiare modello di business o superare i limiti previsti per il tuo regime attuale. In tutti questi casi, la normativa italiana prevede la possibilità (in certi casi l’obbligo) di passare a un regime diverso.
Quando è necessario cambiare regime
Ci sono situazioni in cui il cambio di regime fiscale è obbligatorio o consigliato. Ad esempio:
- se superi gli 85.000 € di fatturato, non puoi più usufruire del regime forfettario a partire dall’anno successivo
- se apri una società di capitali o inizi a collaborare con una società a cui sei collegato, perdi i requisiti per il forfettario
- se inizi a sostenere spese significative che sarebbe vantaggioso dedurre, potresti valutare volontariamente il passaggio a un regime più strutturato.
- alcune aziende decidono di abbandonare il forfettario per accedere alla detrazione dell’IVA, ottenere una contabilità più dettagliata o migliorare la percezione di affidabilità verso i clienti.
Come effettuare il cambio
In genere, il cambio di regime avviene all’inizio dell’anno fiscale successivo e si comunica tramite la dichiarazione dei redditi o al momento della presentazione del modello AA9/12 (variazione dati partita IVA). Non è necessario chiudere la Partita IVA, ma bisogna aggiornare il regime fiscale e, se necessario, l’adesione a nuovi adempimenti (ad esempio la registrazione IVA e la tenuta dei registri contabili).
Se vuoi o devi cambiare regime fiscale ricordati di agire per tempo: un cambio di regime comporta anche modifiche nella gestione della contabilità, nella determinazione delle imposte e nei contributi INPS. Può sembrare un passaggio impegnativo, ma con una buona pianificazione puoi sfruttarlo come un’occasione per riorganizzare la tua attività in modo più efficiente e professionale.
Trova il regime fiscale giusto per far crescere il tuo business
Che tu stia aprendo una nuova Partita IVA o stia cercando di rendere più efficiente la tua attività, la scelta del regime fiscale è un passaggio cruciale. Capire come funziona ogni opzione ti aiuta a risparmiare tempo, semplificare la gestione quotidiana e pianificare meglio le tue entrate.
Valuta con attenzione il tuo modello di business, il volume d’affari previsto e la struttura dei costi. E se hai ancora dubbi su quale direzione prendere, confrontati con un o una commercialista con esperienza o con servizi dedicati all’imprenditoria digitale. Una buona scelta fiscale oggi può fare la differenza nel futuro del tuo ecommerce.
Regimi fiscali: domande frequenti
Quali sono i regimi fiscali in Italia?
In Italia i tre principali regimi fiscali per chi apre una Partita IVA sono:
- Regime forfettario: pensato per chi ha un fatturato annuo fino a 85.000 €, prevede una tassazione agevolata e contabilità semplificata.
- Regime semplificato: dedicato a chi supera i limiti del forfettario ma resta sotto i 500.000 € (servizi) o 800.000 € (beni). Permette la deduzione dei costi reali e richiede registri contabili semplificati.
- Regime ordinario: il più completo, obbligatorio per le società di capitali o per attività con elevato volume d’affari. Include IVA, bilancio, deduzioni dettagliate e maggiori obblighi contabili.
Qual è il regime fiscale più conveniente per chi apre Partita IVA?
Per chi apre la Partita IVA per la prima volta e prevede un fatturato contenuto, il regime forfettario è spesso la soluzione più conveniente. Offre una tassazione agevolata (5% nei primi cinque anni, poi 15%), meno burocrazia e contabilità semplificata. Tuttavia, ogni caso è diverso: è bene valutare anche i costi e le prospettive di crescita.
Posso cambiare regime fiscale in qualsiasi momento dell’anno?
No, il cambio di regime fiscale può essere fatto solo all’inizio dell’anno fiscale successivo (salvo casi specifici come la perdita dei requisiti). Se superi i limiti previsti per il tuo regime attuale o decidi di passare a un regime più adatto, dovrai comunicarlo all’Agenzia delle Entrate entro i termini stabiliti.
Chi vende online deve per forza aprire Partita IVA?
Se l’attività è continuativa, organizzata e abituale, sì: è obbligatorio aprire una Partita IVA. Se invece vendi solo occasionalmente, in modo sporadico e senza una vera struttura, potresti rientrare nel regime delle prestazioni occasionali. In caso di dubbio, è sempre meglio chiedere a un o una commercialista per evitare sanzioni.
Quali sono i principali errori da evitare nella scelta del regime fiscale?
Uno degli errori più comuni è scegliere il regime fiscale solo in base alla tassazione, senza valutare gli obblighi contabili, i costi previdenziali o le prospettive di crescita dell’attività. Un altro errore è restare troppo a lungo in un regime poco adatto, magari per paura della burocrazia.